Martedì 5 febbraio 2018 alle ore 10:30, presso la sede USB di Benevento, si terrà la presentazione del libro “PIGS. La vendetta dei maiali”, con la presenza dell’autore Luciano Vasapollo, professore di Analisi Dati di Economia Applicata all’Università la «Sapienza» di Roma; Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con i Paesi dell’ALBA; professore all’Università de La Habana (Cuba) e all’Università «Hermanos Saíz Montes de Oca» di Pinar del Río (Cuba), nonché direttore del Centro Studi CESTES e delle riviste PROTEO e NUESTRA AMÉRICA.
Seguirà un dibattito pubblico sull’attuale fase storico-politica e sulla valutazione delle scelte economiche interne al sistema della finanza europea. Una proposta di discussione che torna attuale anche alla luce delle recenti imposizioni dell’Unione Europea, rispetto alle scelte economiche/governative del Governo italiano.
La presentazione di un libro come “PIGS. La vendetta dei maiali” rappresenta un’importante occasione per approfondire tematiche che hanno ricadute reali nelle nostre vite quotidiane. Nel presente volume sono racchiuse considerazioni politiche ed economiche sugli eventi negativi che hanno investito i popoli europei in seguito alle politiche capitalistiche della UE in questi anni di crisi sistemica e finanziaria dell’Europa e dell’Occidente. Ma non solo, con questo libro si palesa la necessità di rilanciare una rivincita dei paesi PIGS tesa a creare una questione euro-mediterranea che guardi agli interessi e ai diritti dei popoli e della classe lavoratrice, contro i diktat e le politiche di austerità dell’UE e contro gli interessi economici di banche e multinazionali.
Per capire la gravi ripercussioni sul piano sociale delle decisioni politiche prese in Europa basti pensare all’inserimento in Costituzione del Pareggio di bilancio dello Stato (cioè un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite), avvenuto in seguito all’attuazione del trattato europeo denominato Fiscal Compact, deciso dalla Commissione Europea nel marzo del 2012, secondo cui i Paesi aderenti alla UE avrebbero dovuto recepire l’Accordo trasformandolo in leggi dello stato entro i 5 anni successivi. Il governo Monti si prodigò subito ad inserirlo nella nostra Costituzione, nel 2012, nonostante fosse una misura in netta contraddizione con i dettami costituzionali. Nel concreto, con l’introduzione di questa misura, dovendo ridurre il rapporto tra debito e PIL di almeno 1/20esimo all’anno, l’Italia è costretta a fare ogni anno dolorosissime manovre di tagli da 40 o 50 miliardi di euro ogni volta.
Il pareggio di bilancio nei fatti, quindi, produce politiche antipopolari, disoccupazione, nessuna disponibilità di risorse per strutture necessarie come ospedali, scuole, strade, o quelle per il sostegno al reddito come ad esempio gli assegni familiari, la disoccupazione involontaria o le invalidità.
Un’ulteriore prova di come 25 anni di adesione dell’Italia all’Unione Europea abbiano prodotto lo smantellamento dei servizi sociali, modificando, in peggio, il diritto alla previdenza pubblica, alla sanità, all’istruzione, con un attacco forsennato ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Su questi temi, tra l’altro la nostra organizzazione sindacale è impegnata in una campagna di raccolta firme a sostegno delle leggi di iniziativa popolare per il diritto al referendum sui trattati europei e per eliminare il vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione. Non è accettabile che le risorse sottratte ai cittadini dai governi italiani siano state utilizzate per sanare i debiti delle banche, per costruire l’esercito europeo, per ridurre al minimo il costo del lavoro e per aumentare i profitti delle imprese.
È evidente che per redistribuire la ricchezza, per fare politiche di piena occupazione, per nazionalizzare i settori strategici e le aziende che chiudono o delocalizzano, bisogna rompere la gabbia dei vincoli che ci vengono imposti dall’UE, tracciando una diversa strategia politica ed economica, in particolar modo per i paesi cosiddetti PIGS (acronimo di: Portogallo – Italia – Grecia – Spagna) tra cui il Nostro.
Pertanto invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori a partecipare al dibattito, visto che le scelte politiche-economiche prese in ambito europeo hanno delle ricadute spesso drammatiche nella vita reale, sia essa lavorativa che sociale.