Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento ha ordinato il sequestro di dodici depuratori di acque reflue di vari comuni della provincia di Benevento tutti gestiti dalla Gesesa, la società con il 42% di capitale del Comune di Benevento e ad altri enti locali e per il 58 % di Acea.
Il GIP ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica che ipotizza gravi reati soprattutto a carico dei “responsabili di Gesesa che erano pienamente al corrente della grave situazione di generalizzato malfunzionamento della maggior parte degli impianti, e ciò nonostante incuranti della necessità di tutelare i corsi idrici di volta in volta interessati dall’attività di depurazione, si erano dimostrati sensibili a tutelare unicamente gli interessi economici dell’azienda, mediante ricorso a procedure scorrette ed accorgimenti solo apparentemente utili a risolvere le notevoli e diversificate problematiche legate alla gestione del delicato settore de quo, ma tese unicamente a “far apparire” come superate quelle che invece erano ancora carenze persistenti. Così, talvolta ricorrendo ad accorgimenti, quali ad esempio la apposizione di un Bypass o la colorazione delle acque da depurare (e non depurate) con sostanza chimiche, determinavano l’aggravamento dell’inquinamento dei fiumi, in particolare uno stato di “ecotossicità” rilevante a causa dello sconsiderato sversamento di acque non o mal depurate”.
I magistrati che hanno seguito l’indagine segnalano, tra l’altro, anche il comportamento del laboratorio Tecnobios incaricato di effettuare le analisi delle acque depurate che avrebbe prodotto “certificati di analisi omissivi … per evitare alla Ge.Se.Sa. S.p.A., i controlli e le sanzioni previste nel caso di accertata ecotossicità. L’analisi delle conversazioni telefoniche intercettate ha fatto emergere la palese “complicità” esistente tra elementi rappresentativi della Ge.Se.Sa. S.p.A e del laboratorio privato di analisi cui la predetta società affidava le analisi dei campioni”.
La GeSeSa gestisce a Benevento anche il servizio idrico oggetto di molte documentate critiche di Altrabenevento, soprattutto per la fornitura di acqua prelevata da pozzi contaminati da tetracloroetilene. Anche in quella occasione i vertici di Gesesa, il sindaco Mastella e il laboratorio Tecnobios, sostenuti dal “coro del tuttapposto” delle autorità di controllo, hanno risposto annunciando le solite denunce per procurato allarme e diffamazione a nostro carico.
Speriamo che insieme all’indagine ancora in corso per la depurazione delle acque reflue si concluda presto anche quella relativa alla gestione del servizio idrico, l’uso dei pozzi contaminati e anch’essi privi di autorizzazione, i lavori per l’attivazione dei pozzi di San Salvatore Telesino per la sostituzione dell’acqua proveniente dal Biferno.
Per Altrabenevento – Sandra Sandrucci