Perché il ‘bonus edilizio 110%’ sia realmente utile per la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, occorre partire dai dati reali. La ricaduta positiva di un’iniziativa in potenza molto utile è stata frenata da limiti e difficoltà d’attuazione.
Si partiva da stime di un monte lavori di circa 6 miliardi di euro in interventi. Alla fine del 2021, erano, invece, intorno a 500 milioni di euro i lavori caricati sul portale governativo, con solo 3.500 cantieri attivati.
Qualcosa non sta funzionando. I problemi riguardano prevalentemente i grandi interventi, poiché la stragrande maggioranza dei lavori intrapresi riguarda piccoli edifici unifamiliari. L’uso prevalente è stato rivolto all’Ecobonus, piuttosto che al Sismabonus o all’Ecobonus+ Sismabonus 110%.
Stupisce soprattutto che il Sisma bonus non sia risultato attrattivo, specie considerato che, dal 2024, l’attivazione della messa in sicurezza antisismica, in Italia, sarà obbligatoria e a totale spesa dei cittadini italiani. Giocano per certo un ruolo determinante incertezza normativa e lungaggini burocratiche legate al rilascio di documentazione su immobili come le licenze edilizie e/o i certificati di abitabilità.
Sotto il profilo progettuale, poi, si è registrato un problema tecnico e finanziario, legato alle decisioni da intraprendere, riferibili a quali interventi fare e come farli; quali le spese siano meritevoli del beneficio fiscale; come ‘muovere’ il denaro a fronte della burocrazia pubblica; abusi edilizi.
Occorrono maggiori semplicità e chiarezza. In questa direzione Meritocrazia Italia propone di
– individuare uno standard con caratteristiche e contenuti minimi accettabili da tutti, così come è stato fatto per il contratto del Servizio Energia;
– puntare alla semplificazione a cominciare dal processo decisionale dei condomìni relative alle procedure in ambito del Superbonus 110% (decisioni che non possono essere modificabili ripetutamente o arbitrariamente interpretate);
– premiare la digitalizzazione (anche attraverso un modello rappresentabile attraverso ‘un piccolissimo corto istituzionale’, accessibile in modo trasparente sulle reti pubbliche, che, in modo professionale in pochi passaggi, con linguaggio corretto ma comprensibile, spieghi il funzionamento del sistema), perché la conformità edilizio-urbanistica non può passare attraverso l’accesso ad archivi documentali cartacei di realtà pubbliche sottodimensionate e carenti dal punto di vista della capacità di archiviare in sicurezza documenti soggetti a deperimento.
Roma, 15 gennaio 2022 – Comunicato stampa