Si è aperto sulle note musicali di una giovane band il meeting conclusivo di Cives 2017/2108 che può dirsi a pieno titolo giunto alla sua maturazione con l’XI edizione dal titolo “Generare vero sviluppo ascoltando il grido dei poveri”. Personalità del mondo istituzionale, universitario e associazionistico si sono avvicendati al timone della nave che ha traghettato un numero cospicuo di giovani studenti della secondaria superiore e dell’università in un percorso di alternanza scuola-lavoro, ove hanno espresso le proprie potenzialità nel percorso curato dal direttore scientifico Paolo Rizzi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e dal coordinatore delle attività e Direttore diocesano della Pastorale Sociale e del Lavoro Ettore Rossi.
“Cives è educazione al pensiero critico”. Ha riassunto così Mons. Accrocca l’attività ormai decennale del laboratorio al bene comune. “Oggi la difficoltà al dialogo è innegabile”, sottolinea amareggiato; si procede per insulti nel tentativo, spesso vano, di tessere relazioni. In tale cornice sociale l’Arcivescovo riconosce la bontà del progetto che mette in relazione più voci, anche discordanti, ma dialoganti, inducendo alla riflessione giovani in età di formazione, nel dialogo con gli adulti, con una giuria popolare che anno dopo anno si scompone e si ricompone, trovando nuovi appassionati, pronti a ricominciare il cammino insieme su nuove tematiche.
Ci dice di più sulla necessità della formazione Alessandra Damiani, segretaria nazionale FISM CISL: “Il cambiamento passa attraverso nuove competenze”, le soft skills, già tante volte indicate nel percorso Cives, che insegnano ai ragazzi ad essere propositivi, proattivi e flessibili nella società 4.0. I nuovi imprenditori renderanno partecipi della vision dell’azienda i propri dipendenti, richiedendo loro compartecipazione responsabile e coinvolgimento emotivo ed empatico. La sindacalista non vede minacce dalla robotica in espansione: ”La tecnologia non ci ruberà il lavoro, anzi, favorirà dialogo tra i nuovi operatori.” Poi esemplifica con l’immagine di uno smartwatch, con cui si affiancherà il medico e l’infermiere perché saremo in grado di ottenere prevenzione dalle nuove tecnologie. Ai nostri giovani competerà la “manutenzione predittiva”, da effettuare attraverso la lettura dei dati. “In breve, non c’è ragione di temere l’industria 4.0”: così la docente rassicura il pubblico più maturo ed entusiasma quello più giovane. Ci sarà bisogno di creatività e di saper negoziare situazioni complesse nella trasformazione de lavoro che si prospetta; occorreranno imprenditori illuminati e giovani capaci di esprimersi in team. Nuove infrastrutture, una burocrazia snella, scolarizzazione adeguata e successiva opportuna formazione sono le risposte.
Il sindaco Mastella nel suo intervento lamenta di non poter intervenire come vorrebbe rispetto alle tante richieste di lavoro che gli vengono, a causa di situazioni oggettive. Tra di esse annovera la chiusura della Cassa per il Mezzogiorno, che tanto ha fatto in tempi migliori, o il mancato appoggio delle banche che nel meridione sono pressoché inesistenti. Il capitale umano, ancorché prezioso nelle parole del sindaco, dalle nostre parti si svilisce nella ricerca affannosa quanto disperata di situazioni lavorative ove riuscire ad esprimersi. L’ex ministro del lavoro, echeggiando la mitica Cassandra, evoca scenari preoccupanti per il futuro prossimo: ”Se finora si è parlato poco del Sud, da ora in poi se ne parlerà ancora meno”. Ai nostri giovani Mastella suggerisce di adeguarsi al modello americano che vede un lavoratore spostarsi fino a venti volte nella sua vita. Rispetto alle prospettive evocate la Damiani riporta il sentire, universalmente riconosciuto, di innata creatività e capacità relazionali dei nostri giovani italiani, cui va indicata la giusta direzione anche con laboratori come Cives.