Fa discutere la recente proposta di differenziare gli stipendi degli insegnanti su base territoriale in relazione al diverso costo della vita.
Dopo la riforma del 2008, che ha tagliato 10 miliardi di finanziamenti pubblici all’educazione e alla ricerca, crea non poco sgomento la ventilata possibilità di aumentare le privatizzazioni per ridurre la spesa pubblica eliminando la voce ‘istruzione e ricerca’ dai vincoli di Maastricht, che, di contro, riconoscono gli Stati Membri come i principali responsabili dei sistemi di istruzione e formazione, e quella di trasformare gli istituti scolastici in fondazioni.
Remunerare, tramite finanziamenti privati, gli stipendi di chi insegna con possibile creazione di fasce di retribuzione differente rischio di penalizzare gli enormi sforzi dei docenti, specie di quelli che operano in contesti difficili. Se al Nord si registra un costo della vita più alto, al Meridione i servizi erogati sono minimi. Il pericolo è anche quello di amplificare il divario educativo, di competenze e di opportunità, proprio in quei contesti nei quali la scuola rappresenta il principale baluardo della democrazia, creando autonomie regionali differenziate e istituti di serie A e di serie B.
La penuria cronica di risorse non può portare a soluzioni che rischiano di aumentare il gap tra Nord e Sud, centro e periferia, grandi e piccoli centri e tra docenti e studenti, assecondano la tendenza del Paese a viaggiare a velocità differenti.
Il percorso intrapreso nella direzione di un’autonomia regionale differenziata in materia di istruzione stride, inoltre, con i principi sanciti agli articoli 33, 34, 116 e 117 cost. nella misura in cui ripropone un’ulteriore frammentazione degli interventi, indebolendo l’unità del Paese senza garantire la tutela dei diritti di tutti i cittadini.
Sulla formazione, sulla cultura, sull’istruzione Meritocrazia Italia non può accettare scommesse.
L’istruzione pubblica e il merito sono i capisaldi della lotta alle iniquità sociali e il primo strumento di supporto dei più bisognosi. Si lavori piuttosto per garantire uguaglianza nell’acceso ai servizi di crescita e riscatto sociale e individuale, in ogni area del Paese.
Si abbandoni ogni logica divisiva, prediligendo misure che vadano a beneficio di tutti i docenti e atti a valorizzare e riconoscere l’indiscutibile rilevanza sociale della loro funzione (remunerazione dignitosa, rimborso spese e trasferte, buoni pasto, …).
Stop war.
Meritocrazia Italia – Il Presidente Walter Mauriello